Cervello e Realtà

Coscienza e Cervello



La scienza occidentale ha avuto un notevole successo nello spiegare il funzionamento del mondo materiale, ma quando si è trattato di prendere in considerazione il mondo interiore della mente e la coscienza, essa ha avuto ben poco da dire, precipitando nel silenzio assoluto. Non c'è nulla in fisica, chimica, biologia, o in qualsiasi altra scienza che possa dare una descrizione del nostro mondo interiore.
Per il paradigma scientifico di oggi, la coscienza rappresenta una sorta di bizzarra anomalia. Eppure il dato di fatto forse più evidente della nostra esistenza è che siamo consapevoli e sperimentiamo un mondo iinteriore di immagini, sensazioni, pensieri e sentimenti. Paradossalmente, è più facile spiegare come l'universo si sia evoluto dal Big Bang sino ad oggi piuttosto che comprendere il perchè della nostra esperienza interiore.

In primo luogo, la coscienza non può essere osservata così come viene fatto per gli oggetti materiali; non può essere pesata o misurata.
In secondo luogo, la scienza ha cercato di arrivare ad una verità oggettiva universale indipendente da qualsiasi punto di vista particolare dell'osservatore o da qualsiasi stato d'animo. A tal fine gli scienziati hanno deliberatamente evitato qualsiasi considerazione soggettiva.
In terzo luogo, il funzionamento dell'universo può essere spiegato senza dover esplorare il tema problematico della coscienza.
Tuttavia, gli sviluppi in diversi campi della scienza stanno dimostrando che la coscienza non può essere messa da parte così facilmente. La fisica quantistica suggerisce che, a livello atomico, l'atto di osservare influenza la realtà osservata. In medicina, lo stato mentale di una persona può avere effetti significativi sulla capacità del corpo di guarire se stesso. Anche i neurofisiologi non possono evitare di approfondire la loro comprensione dei rapporti tra le funzioni cerebrali e la natura della coscienza.
Nel momento in cui l'anomalia non può più essere ignorata, la reazione comune consiste nel tentare di spiegarla all'interno del paradigma corrente. Alcuni ritengono che una comprensione profonda della chimica del cervello fornirà una risposta. Altri guardano alla fisica quantistica; i microtubuli che si trovano all'interno delle cellule nervose potrebbero creare effetti quantistici che contribuirebbero alla creazione della coscienza. Ci sono poi coloro che sono convinti che la coscienza emerga dalla complessità dei processi del cervello.
Eppure, qualunque sia l'ipotesi che viene presa in considerazione, una questione spinosa resta aperta: come può qualcosa di così immateriale come la coscienza derivare dalla materia? Se l'anomalia persiste, nonostante tutti i tentativi di trovare una spiegazione, allora forse ci si dovrebbe interrogare su quelli che sono i presupposti fondamentali della visione scientifica del mondo. Questo è ciò che Copernico ha fatto quando si è dovuto confrontare con il movimento dei pianeti, fenomeno sconcertante per l'epoca in cui egli viveva. Copernico ha sfidato la visione geocentrica del mondo, dimostrando che il sole, non la terra, era al centro del sistema solare, dopodichè anche i movimenti dei pianeti hanno cominciato ad avere un senso.
Tuttavia, noi umani facciamo sempre una grande fatica a lasciar andare le credenze che ci sono care. Anche quando, 70 anni dopo, le scoperte di Galileo e Keplero hanno confermato la teoria di Copernico, la scienza ufficiale è rimasta restia ad accettare il nuovo modello. Solo quando Newton formulò le sue leggi del moto, fornendo una spiegazione matematica del percorso dei pianeti, un nuovo paradigma ha iniziato a germogliare e ad essere accettato.
Il continuo fallimento dei nostri tentativi di spiegare la coscienza suggerisce che dovremmo mettere in discussione i nostri presupposti di base. L'attuale visione della scienza si basa sul presupposto che il mondo materiale rappresenti la realtà primaria. Si presume pertanto che il mondo interno della mente debba in qualche modo scaturire da quello della materia.
Un' alternativa che sta guadagnando sempre maggiore attenzione deriva dal riconoscimento del fatto che la capacità di avere un'esperienza non è di per sé un prodotto del cervello. Questo non vuol dire che il cervello non sia responsabile di ciò che noi sperimentiamo in questa realtà; vi è ampia evidenza di una forte correlazione tra ciò che accade nel cervello e ciò che avviene nella mente, tuttavia esso non sarebbe responsabile per l'esperienza stessa. Al contrario, la coscienza sarebbe una qualità intrinseca della vita.
In questo modello interpretativo, la coscienza potrebbe essere paragonata alla luce di un proiettore cinematografico. Il film ha bisogno della luce affinchè un'immagine possa essere visualizzata, ma non crea la luce stessa . In modo simile, potremmo affermare che il cervello crea le immagini e altre esperienze di cui siamo a conoscenza, ma la coscienza in sé è già presente e senza di essa i dati inviati dal cervello non potrebbero essere interpretati.
La coscienza sarebbe quindi l'unica cosa reale e consistente, il fondamento di tutto ciò che viene sperimentato.
Questa alternativa è così contraria al paradigma corrente, che i materialisti la ridicolizzano e la respingono. Ma non dobbiamo dimenticare ciò che accadde ai tempi di Galileo quando i vescovi si rifiutarono di guardare attraverso il suo telescopio perché ritenevano che la sua scoperta fosse impossibile.